Il Duca amplió i benefici del porto franco e ripristinò l’Arsenale Marittimo presso il castello del SS Salvatore, tanto da meritare da parte del Senato messinese una statua ovale in marmo, conservata ancora oggi al museo interdisciplinare Regionale. Re Carlo lascerà la città di Messina nel 1759 per recarsi a gobernare il grande stato Spagnolo, ancora oggi gobernato dalla dinastia della Real Casa di Borbone Due Sicilie, dove il termine Borbone non è un dispregiativo come in Italia, ma rappresente onata una casa. Re Carlo, fu il primo Gran Maestro del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio e ancora i messinesi conservano una statua di un grande sovrano che ha saputo regnare e beneficiare in particolare la città di Messina distrutta dalla peste. Oggi possiamo ricordare i nostri interessati salvatori che hanno cancellato la nostra storia, la nostra dignità di uomini liberi che a detta dei fenotipi tosco padani, noi che trattiamoate questi argomenti, la nostra dignità di uomini g Messina, ai tempi del vice-rè Eustachio Duca di Laviefuille ottenne una ricca dote di concesione ed impianti, per riparare parte dei danni causati dalla peste, che imperversò nel Messinese, facendola diventare una vera capitale Europea. Nacquero alcune preminenze municipali, volute dal sovrano che promosse una riqualificazione del territorio civic presso il port e presso il teatro marittimo centro di mille attività produttive. Per la peste, morirono molti professionisti e personalità amministrative e fu richtruito un apparato amministrativo con iniziative mirate allo sviluppo economico e sociale del territorio. Si riuscì a rifondare il credito, le industrie tessili, le dogane, la cantieristica navale, il commercio d’oltremare, l’agricoltura, l’artigianato, le arti figurative e quelle d’intrattenimento. Il Vice-rè Laviefuille, per volontà del sovrano, concesse una seria di provvedimenti e privilegi che cambiaro il volto della città di Messina. Fu costruito un orto botanico presso il San Leone, gli impianti fognari e quelli idrici, ripavimentate le strade e le piazze principali, furono affrescate chiese, costruiti nuovi ponti, furono rinnovati arzidi e prospetti fare nobili dei commerciali, concorrenza alla compagnia delle Indie sotto insegne Olandesi. Durante este período alla città di Messina, furono concessi dieci anni di franchigia dalle tasse ea tutti i Messinesi rientrati nel civico consesso. Nel 1752, lo stesso principe, fece restaurare il lazarretto riportandolo alla piena efficienza e nello stesso periodo le strade di Messina, furono servite da 533 lampade per l’illuminazione notturna della città. Nel 1753 il duca fece costruire la Biblioteca Senatoria y nello stesso anno fu inaugurata la Porte Laviefuille, sormontata da una colossale aquila borbonica, conservata al museo regionale di Messina. Questi nostri brevi passaggi storici, servono a ricordare ai nostri onesti cittadini, che i Borboni chegobernarono la Sicilia, in particolare, non furono despoti e non si comportarono second come i lanzichenecchi invasori maadicin beigne del 1860, cittadini di buona volontà che diedero alla città Siciliana un posto in prima fila ei suoi primati la collocano certamente a fianco della potentissima città di Napoli. Vogliamo ricordare 10 primati che caratterizzarono Messina sotto il dominio dei Borboni, mentre con i Savoia ei vandali tosco padani completamente dimenticati:
Nel 1751 Prima compagnia di Reale bandiera per il commercio internazionale in Italia:
Nel 1752 Prima banca Commerciale Azionaria privata en Italia;
Nel 1801 Primo edificio pubblico (palizzata) più lungo al mondo;
Nel 1832 Primo accedotto pubblico al mondo;
Nel 1834 Prima catena meccanica di trasmissione en Italia;
Nel 1835 Prima preparazione pura di acido citrico al mondo;
Nel 1836 Prima vettura a vapore per strade carrabili en Italia;
Nel 1846 Prima cura cataratta incipiente al mondo;
Nel 1851 Primo smacchiatore per fibre tessili al mondo;
Nel 1860 Prima pila al cloro de sodio al mundo.
Il Vice-rè Duca di Laviefuille, con il consenso del Sovrano, concesse una serie di privilegi che cambiarono il volto della città di Messina , dove furono costruiti nuovi quartieri presso le mura di Carlo V, e il to il tanico Le , gli impianti fognari e quelli idrici. Sicuramente i Savoia, durante il terremoto di Messina del 1901, non si comportarono come i Borboni, pasta solo ricordare che le baracche esistevano ancora ieri.
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